Psicologo - Psicoterapeuta

Marco Chiantore

CELL: +39 347.925.18.81

Mi prendo cura di adulti, adolescenti e genitori.

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 Nasco come psicoterapeuta, a Torino, nel 2009, dopo la laurea in Psicologia Clinica nel 2003 e la Scuola di Specializzazione di quattro anni.
I primi passi però li muovo sul terreno dell'educazione e del sociale, alla fine degli anni novanta.

 Lavorando ho condiviso la panchina e la strada con gli adolescenti; le mura, talvolta troppo spesse, talvolta troppo esili, delle comunità per tossicodipendenti; la casa, la spesa, le sigarette, la solitudine del malato psichiatrico.

 Anni di studio, la mia terapia personale e un lungo percorso formativo di tirocinio hanno reso più mature e consapevoli alcune mie attitudini e sensibilità.

 Lo sguardo attraverso il quale entro in contatto con il mondo e con le persone deriva dalle esperienze vissute fuori dalla stanza di psicoterapia.
Ancora oggi mi piace conoscere il fuori per comprendere il dentro: l'essere umano è complesso quando è da solo nella sua intimità, e inventa forme complesse quando cerca di aggregarsi, in coppia, in gruppi e nella società.

 Negli anni ho maturato esperienze in Tribunale, come Giudice Esperto nella sezione Minori, nell'associazione APRAGI come socio e  membro del direttivo, nel CISA, il Consorzio Socio Assistenziale di Rivoli, Rosta, Villarbasse, come membro del Consiglio di Amministrazione.

 

Il mio approccio in psicoterapia

Ho una formazione psicodinamica, per la quale l'attenzione è sulle dinamiche interne, e spesso non evidenti, che contribuiscono a guidare la vita in una direzione piuttosto che in un'altra. Portarle gradualmente alla coscienza e rielaborarle, può sollecitare un cambiamento positivo per la vita quotidiana.

Al tempo stesso il punto di vista gruppoanalitico pone in primo piano le relazioni che ci costituiscono in quanto persone e l'appartenenza ai gruppi (familiare, sociale, lavorativo...); l'incontro con gli altri segna profondamente quello che possiamo chiamare "mondo interno", cioè quel luogo tutto psicologico in cui prendono forma pensieri e emozioni a volte anche contrastanti.
Quello che siamo è un'intricata rete, che incrocia in modo complesso le relazioni con il mondo esterno e le dinamiche del nostro mondo interno.

L'obiettivo della cura è trovare, o ritrovare, l’autenticità in una relazione tra "mondi” che è vissuta non solo come complicata ma che, in qualche modo, ci fa male.

Psicoterapia con adolescenti, adulti, genitori e gruppi

Articoli

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Adolescenza, non è una malattia

Qualche anno fa, ad una conferenza sull’adolescenza, ho avuto la fortuna di ascoltare le parole di Philippe Jeammet, psichiatra e psicoanalista francese.

 

 

Nel suo discorso ha parlato a lungo di cosa capiti agli animali in quel periodo che li porta dalla pubertà all’età adulta: la sfida della crescita riguarda tutte le specie e in ogni caso comporta pericoli sia per il “cucciolo” che cresce, sia per l’adulto che già abita il territorio. Pericoli e fatiche che rientrano, dunque, nell’ambito di un fisiologico sviluppo con alcune reazioni istintive e del tutto attese: aggressività, fuga, sottomissione.

Nell’uomo le cose non sembrano andare in maniera tanto diversa: pensare ad un figlio adolescente ci riporta subito a quanto appena descritto per gli animali, accompagnato ad una dose di emozioni molto forti. Proprio la rabbia, l’impotenza, l’aggressività alternate a momenti di estrema gioia, intima vicinanza, idealizzazione spesso lasciano l’adulto esterrefatto e confuso, al punto da pensare che queste manifestazioni siano patologiche, soprattutto quelle che smuovono sentimenti negativi e difficili da gestire.

Nella scoperta di nuovi territori il giovane che cresce si difende dal timore di essere abbandonato (“non mi guardi”) e di essere invaso (“se mi guardi troppo, cosa c’è dentro di me?”); di fronte al pericolo risponde come gli altri animali (con l’aggressione, la fuga o la sottomissione),e con un bagaglio in più, caratteristico dell’essere umano: la capacità riflessiva.

Nell’adolescenza il pensiero è il nuovo ammennicolo con cui giocare, ma anche nuovo potere da imparare a scoprire. Spesso l’utilizzo massiccio di pensieri su di sé e sugli altri possono suscitare quelle reazioni emotive forti e non controllate di cui si parla sopra.

 La capacità dell’adulto di cogliere le emozioni che muovono i comportamenti dei figli può sostenere tanto l’anelito di indipendenza, quanto il bisogno di cure, senza rendere ambigui i ruoli; nella presentazione del suo libro “Adulti senza riserva” Jeammet scrive: “per vivere, gli adolescenti hanno bisogno che gli adulti facciano gli adulti e sappiano dare sostegno ma anche imporsi con autorevolezza. Soprattutto, hanno bisogno che, con la loro stessa esistenza, gli adulti diano prova dell'interesse che la vita ha in se stessa, nonostante le sconfitte e i dolori inevitabili”.