Cosa vuol dire...

Parole che non conosciamo

Qualche tempo fa un conoscente mi ha dimostrato come le parole assumano significati vari, anche differenti da quello originario, e nel passare di anni e decenni vengano dimenticate dalle nuove generazioni. Di fronte a un pubblico di varia età ha chiesto cosa significassero “turpiloquio” e “querulo”: i più giovani laureati non avevano una chiara idea dei termini.
Fin qui nulla di male, la lingua è in movimento continuo, parole e modi di dire cambiano nel tempo.
Simile sorte è toccata nel secolo scorso ad alcune definizioni di ambito psicologico che ormai tutti usiamo generosamente. “Depressione”, “ansia”, “panico” sono entrate a far parte del gergo di tutti i giorni, perdendo connotazione di patologia, così quando ci troviamo a dover capire cosa davvero sia la depressione o l'ansia siamo disorientati.

Il rischio dell’autodiagnosi

Il ricorso alla moltitudine di informazioni reperibile in internet spesso nasce dal bisogno di comprendere un problema e trovare rassicurazione. Questa sorta di autodiagnosi rischia di aumentare l'incertezza e il senso di inadeguatezza: si aggiungono definizioni e termini, spesso sconosciuti, ma aumenta l’ansia.

Rivolgersi ad un professionista in carne ed ossa permette di ottenere risposte in diretta a tutte le questioni che via via sorgono. Inoltre è bene ricordare che la diagnosi non è la cura; vale a dire che scoprire di essere “depresso” o “ansioso” non aggiunge nulla al nostro stato attuale se non in termini di conoscenza, così come scoprire di avere una gamba rotta non può bastare a farla guarire.

Per questo motivo non troverete su questo sito articoli che descrivano o definiscano le patologie, ma scritti che sollevino questioni su cui è utile fermarsi a riflettere. E' importante non illudere che una conoscenza intellettuale e una spiegazione dei meccanismi possano da soli garantire la salute.

 “Ho l’esame, sono in ansia”, “Sono triste di partire”

La tendenza a considerare patologico ogni stato emotivo difficile per noi o negativo per le relazioni è altra questione: non è possibile dichiararlo di per sè "sbagliato”. Nella patologia emozioni, sentimenti e comportamenti assumono durata, forza, esclusività che li rendono non più sostenibili, eppure ansia, tristezza, paura, invidia… sono espressioni umane che è normale, anzi sano, attendersi in alcune situazioni. E con le quali si può convivere, senza bisogno di un professionista,  proprio perché sono anche risposte funzionali all’ambiente, cioè ci aiutano a far fronte a situazioni che incontriamo. E' esperienza comune che, nella maggior parte dei casi, momenti anche molto difficili vengano superati autonomamente e ricordati senza strascichi traumatici se alla reazione emotiva immediata seguono processi elaborativi e di pensiero.

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